L’acqua proveniente dalla falde del territorio di Monza e della Brianza, non è inquinata da sostanze perfluoroalchiliche. Nei giorni in cui in Veneto la contaminazione da PFAS, è problematica al centro dell’attenzione, BrianzAcque, gestore unico del servizio idrico integrato in ambito provinciale, intende rassicurare i cittadini. Tra marzo e giugno di quest’anno, i laboratori aziendali accreditati hanno condotto un’accurata campagna di monitoraggio, che ha posto sotto esame sia i pozzi gestiti storicamente, sia quelli di più recente acquisizione. In totale, l’indagine sul territorio di competenza, ha preso in considerazione 440 punti di prelievo su cui sono stati determinati oltre 3.900 parametri. Nove le specie di composti indagati, appartenenti alla categoria degli PFAS: una scelta non casuale, ma nata dal confronto diretto con i ricercatori del CNR - IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque) che ha sede a Brugherio e con cui la monoutility dell’idrico brianzolo, ha in corso da anni un protocollo di collaborazione. Dei 440 punti campionati solo in 6 casi si sono trovate minime tracce di PFAS (9 degli oltre 3900 parametri analizzati), con parametri a norma, ossia ben al di sotto del limite di legge.
Cosa sono le sostanze perfluoroalchiliche? Sono sostanze chimiche di sintesi utilizzate principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua vari materiali come tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti. Vengono ampiamente utilizzate in applicazioni civili e industriali. I due composti chimici più utilizzati appartenenti a questo gruppo sono l'acido perfluoroottanoico (PFOA) e l'acido perfluorottansulfonico (PFOS). Questi composti possono essere trovati nell'aria, nel suolo e nell'acqua in relazione a produzione, uso e smaltimento dei prodotti che li contengono. Sono inoltre presenti nell'ambiente di lavoro delle fabbriche che li utilizzano. Si tratta di composti dotati di elevata persistenza nell'ambiente, che possono essere trasportati a distanza dall'acqua. Se presenti nell'aria lentamente ricadono sul suolo in un tempo stimato di giorni o settimane. Tra le possibili e diverse vie di assorbimento da parte dell'organismo umano, la via orale, tramite consumo di acqua potabile e alimenti, è quella più significativa per la popolazione in generale. Le sostanze perfluoroalchiliche tendono a rimanere a lungo immutate nell'organismo anche per molti anni. I dati presenti nella letteratura scientifica sulla tossicità di PFOS e PFOA nell'uomo sono limitati e talvolta controversi. Per questo motivo l'International Agency for Research on Cancer (IARC) e l'Environmental Protection Agency (EPA) stanno conducendo delle valutazioni sui composti perfluoroalchilici, che ad oggi non sono inseriti negli elenchi delle sostanze cancerogene delle due agenzie.